Lavoro da casa: un aiuto per un’accessibilità più diffusa?

In Europa, una persona  su dieci presenta una o più disabilità e in Italia sono circa 5 milioni i cittadini che ogni giorno si misurano con una lunga serie di ostacoli, dalle barriere architettoniche a quelle tecnologiche, che impediscono loro di accedere a tutte le opportunità professionali disponibili sul mercato del lavoro.

Molti ambienti di lavoro presentano ostacoli strutturali e spazi inadeguati ad ospitare un lavoratore con disabilità e i ritmi di lavoro spesso non si conciliano con le esigenze di cura, impedendo di fatto alla persona con disabilità di seguire pienamente la routine di una giornata lavorativa.

Lavorare da casa può essere una soluzione adatta al lavoratore che, pur possedendo le abilità professionali richieste o essendo in grado di  acquisirle, ha difficoltà a raggiungere il posto di lavoro o a fruire degli spazi messi a disposizione dall’azienda.

Escludendo le attività che richiedono specifiche abilità fisiche e non sono per questa ragione remotizzabili, numerosissime professioni possono invece essere svolte in modalità smart, consentendo alle persone con disabilità di accedere con più facilità al mercato del lavoro.

Lo smart working ben implementato consente al lavoratore di gestire i tempi da dedicare all’attività assegnata e di acquisire una identità professionale corrispondente alle sue reali capacità, spostando l’attenzione di datori di lavoro, clienti, e colleghi dalla disabilità ai risultati oggettivi raggiunti. L’uso delle tecnologie, inoltre, amplifica le possibilità di comunicazione e interazione, consentendo al lavoratore con disabilità di stabilire e mantenere facilmente la relazione con un gruppo di lavoro o, in senso più ampio, con la rete professionale di riferimento. I benefici del lavoro agile si riflettono non solo sulla specifica attività lavorativa, ma si estendono all’individuo, che rafforza così la sua identità e il suo valore all’interno di un sistema produttivo e sociale.

Il lavoro agile è quindi un’ottima opportunità di inclusione lavorativa e, di conseguenza, sociale per le persone con disabilità e numerosi sono gli annunci di lavoro pubblicati dalle maggiori agenzie di selezione e formazione del personale come Risorse.it, destinati a lavoratori smart.

Il Decreto Cura Italia ha di fatto introdotto “il diritto a svolgere la professione di lavoro in modalità agile, purché la prestazione sia compatibile con le mansioni assegnate”, ma possiamo parlare di parità nelle opportunità di lavoro tra i candidati ad una delle tante posizioni smart? 

Perché ci siano pari opportunità  tra lavoratori normodotati e lavoratori con disabilità, grande è l’impegno ancora richiesto alle aziende pubbliche e private in termini di accessibilità, termine col quale indichiamo “ la capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari”.

La fondazione ASPHI Onlus, che si occupa da circa 40 anni di tecnologie digitali per la disabilità, evidenzia quanto sia importante dentro e fuori le aziende la programmazione di siti web e piattaforme in un’ottica di maggiore inclusività. Progettare in termini di inclusività significa anche incrementare il business, rendendo fruibili servizi pubblici e privati ad una platea estesa di consumatori, che include non soltanto persone con disabilità ma anche utenti anziani. 

Inserire audio descrizioni  di filmati, utilizzare caratteri e colori modificabili per facilitare la lettura agli utenti con deficit visivi o rendere accessibili i servizi anche con la tastiera e non solo con il mouse per consentire l’utilizzo delle piattaforme alle persone con problemi motori, sono solo alcune delle azioni da intraprendere per garantire pari opportunità di utilizzo della tecnologia da parte di tutti.  

Come ha affermato  Franco Bernardi, presidente di APHI Onlus, “Parlare di accessibilità oggi significa assicurare a tutti coloro che sono di fronte ad un bisogno se non di poterlo soddisfare di avere almeno l’opportunità di provare a farlo. E’ una accezione estesa di accessibilità che riguarda non solo gli strumenti per l’accessibilità ma anche un approccio. La prima condizione necessaria per ridurre le disuguaglianze è infatti garantire pari opportunità, cosa intimamente legata all’accesso alle informazioni ed alla conoscenza“.