Lavoro, integrazione sociale e realizzazione della persona

La definizione di persona handicappata è “soggetto che ha una minorazione fisica, psichica o sensoriale stabilizzante o progressiva con conseguente difficoltà nelle relazioni e nel lavoro”. Tutto ciò comporta uno svantaggio sociale. La chiave di lettura dello stato di handicap è a questo punto slegata dalla condizione medica ed è centrata sulla difficoltà di integrazione nell’ambiente sociale. Tale difficoltà è dovuta alla mancanza di una risposta alla richiesta di prestazione del soggetto con handicap.

L’esistenza di un livello non paritario non consente al soggetto con handicap di avere un ruolo attivo nell’ambiente sociale. È necessaria una valutazione globale della persona disabile per individuare le abilità e le potenzialità. Questa valutazione permette di stabilire gli interventi necessari per avviare un percorso di riabilitazione e di occupazione nel mondo del lavoro. L’integrazione è legata all’inserimento nel mondo del lavoro e alla realizzazione di un’ autonomia.

Il “collocamento mirato” è uno strumento funzionale al compimento di tali obiettivi. In questo modo è possibile inserire le persone disabili nel mondo del lavoro, in base alle loro competenze e in luoghi adeguati all’inserimento con l’opportunità di sviluppare relazioni. In passato, la condizione di disabile era associata alla carità e alla beneficienza. Nel periodo fino alla metà dell’Ottocento i disabili erano parte di una categoria, la categoria dei poveri.

Nel 1862 promulgarono una legge a favore delle classi meno agiate per stato di salute con l’intento di fornire assistenza, educazione, istruzione e avviamento alla professione. Oggi esiste una visione duplice della persona disabile, come persona da assistere e come persona inserita nella società in base alle sue competenze, in una situazione consona alle sue capacità. Nel primo caso, gli interventi sono di tipo assistenziale ed escludono obiettivi di realizzazione della persona e di integrazione.

La persona disabile non ha la possibilità di essere produttiva. Nel secondo caso la persona che ha una menomazione, non è esclusa dall’integrazione sociale in quanto persona con handicap. Gli interventi sono indirizzati all’abbattimento delle barriere esistenti per permettere il raggiungimento degli obiettivi. Gli interventi di tipo assistenziale hanno come conseguenza lo sconforto della persona con handicap e la sua decisione di evitare tentativi di inserimento sociale. Inoltre gli interventi assistenziali di tipo economico, quali le pensioni di invalidità, non incoraggiano ad entrare nel mondo del lavoro. Una distorsione di questa condizione è il lavoro in nero dei soggetti con invalidità, con il conseguente danno ai lavoratori non appartenenti alle categorie protette.

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